
Nel 2013 la Dark Horse Comics ha un sussulto: si accorge che è uscito al cinema Terminator Salvation (2009) – imprescindibile la recensione della Bara Volante! – e la concorrente IDW Publishing le ha fatto le scarpe con novelization e prequel.
Decisa a vendicarsi, la celebre casa chiama uno sceneggiatore televisivo di lunga data poi prestato al cinema, J. Michael Straczynski (che ha scritto per il cinema Ninja Assassin, Thor e World War Z ma la cosa spettacolare è che ha iniziato scrivendo per le serie animate di He-Man e She-ra!), e gli affida l’unica possibilità che la IDW ha lasciato disponibile: un sequel della storia del film.
Nel dicembre 2013 appare così “Terminator Salvation: The Final Battle“.
Attenzione: riassumerò di seguito la trama dei 12 numeri e rivelerò i principali colponi di scena, perché meritano davvero e perché tanto questi fumetti non arriveranno mai in Italia. Se invece non vi piacciono gli spoiler, vi perdete un gran bel divertimento…

Salvato dalla donazione di cuore di Marcus Wright, il rinvigorito John Connor – disegnato da Pete Woods – sta organizzando l’attacco finale a Skynet: sai che novità? Negli ultimi 25 anni di film, fumetti, libri e videogiochi non ha fatto altro!
Mentre si sbaciucchia l’odiosa mogliettina, scopriamo la novità introdotta da Straczynski: nel gioco di Terminator entra una grande Regina nera… la dottoressa Serena Kogan. (Dimenticate l’ormai inguardabile Helena Bonham Carter che la interpretava nel film: qui è decisamente una gran donna!)

La Kogan nel 2003 sta morendo di cancro ma Skynet dal futuro le invia una richiesta di “partecipazione”: se l’aiuterà a vincere contro gli umani, le permetterà di vivere per sempre giovane. La Kogan accetta al volo e mentre il suo corpo malato viene criogenizzato, la sua mente viene trasferita su un robot con le sue sembianze – come accadrà qualche mese dopo all’agente SHIELD amica di Deadpool nella storia My Robot Buddy – pronta a diventare valida pedina nella guerra delle macchine.

Sotto le direttive di Skynet – che le arrivano per mail dal futuro!!! – la dottoressa Kogan inizia degli esperimenti per inserire un cervello umano in un corpo meccanico: cioè il Marcus Wright del film. E se questo fosse solo l’inizio del lavoro che Skynet e la Kogan portano avanti?
Infatti nel 2003 i Terminator “acquisiscono” il feroce serial killer Thomas Parnell e lo surgelano, perché venga svegliato nel 2029 come modello T5000: un robot dalle enormi potenzialità ma con la mente di un sadico omicida. La Kogan promette a Parnell che una volta sbaragliata la resistenza di Connor, potrà fare della rimanente popolazione umana tutto ciò che vuole. Tanto tempo a disposizione e tanti umani da torturare: cosa può chiedere di più un serial killer?

Intanto John Connor ha un bel da fare.
Conquistato a fatica e con molte perdite l’edificio della macchina del tempo, deve spedire Kyle Reese a salvare Sarah Connor senza potergli dire che deve anche andarci a letto, se no il leader non nascerà. Gli rivela però che morirà prima dell’inizio della guerra ed è un bel paradosso: come fa a parlare a Kyle se questi è morto decenni prima? Va be’, paradossi del time-travel…
Subito dopo Kyle, Connor dovrà catturare sano un Terminator, cambiargli la programmazione e mandarlo nel ’91 a fare il secondo film: ovviamente non prima di avergli insegnato il gesto del pollice… e qui scatta la lacrimuccia!

Mentre Connor sta sudando a fare in modo di assicurarsi un passato, il serial killer Parnell viene investito dal potere di Skynet, e accade qualcosa che un super-computer poteva onestamente prevedere: il delirio di onnipotenza. Il T5000 comincia a “ingurgitare” il database di Skynet e sta per diventare egli stesso Skynet!
Parte così la procedura d’emergenza: Marcus Wright risorge dalla tomba – nel vero senso della parola – e raggiunge John Connor per rivelargli la sorpresa delle sorprese, il colpone di scena di questa saga: Skynet chiede aiuto a John Connor perché questi uccida Parnell, altrimenti l’assassino distruggerà tutto, sia la razza umana che Skynet…
Connor giustamente esita, ma la scena madre arriva quando Marcus si connette con Skynet e fa parlare il super computer con John: dopo 25 anni di fumetti, i due grandi nemici si parlano viso a viso. E quel tonno di Connor inizia citando il film del Mago di Oz… ma vaffa…!!!!
A parte la solita americanata, il momento è epocale: per salvare il pianeta bisogna unire le forze contro Parnell, e per far questo… John Connor deve diventare un Terminator!

In una delle scene più potenti degli ultimi decenni, quello che si alza dal lettino operatorio è un perfetto e letale T800… che però risponde al nome di John Connor!

Con il cervello inserito nel corpo di robot, John affronta Parnell nello scontro finale, che porterà ad un’altra grave decisione. Se Skynet verrà vinta e spenta definitivamente, anche John morirà perché ormai è un Terminator…
La soluzione migliore è forse nel mezzo: con un ulteriore incredibile colpo di scena, Straczynski propone l’improponibile… Skynet firma la pace con l’umanità e tutti insieme iniziano a ricostruire il mondo. La guerra è finita: uomini e macchine possono finalmente convivere… Ma per quanto?

Pencolante e carente sin dal 1990, la Dark Horse finalmente riesce a creare una storia di Terminator potente e significativa: 12 numeri pieni di azione e colpi di scena che volano via che è un piacere. Ci hanno messo 23 anni, ma alla fine ci sono riusciti… a sfornare un capolavoro!
L.
Grazie per la citazione Hombre 😉 Oh chi mi hai tirato fuori, il mio amico J. Michael Stracchino! Autore di una lunghissima run (contestata ma valida a mio avviso) sulle pagine dell’uomo ragno, ha anche scritto la sceneggiatura di “Changeling” di Clint Eastwood. Mi fa piacere leggere che qui è riuscito a mandare a segno una storia, di solito lui quando rimaneggia le continuity fa sempre casini (come ha fatto sulle pagine dei Fantastici Quattro) anche i disegni sono fighi 😉 Cheers!
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Sicuramente qui aveva mano più libera rispetto alle continuity Marvel: la Dark Horse gli avrà dato carta bianca, doveva giusto rispettare un paio di fili presi dal terzo film e poi poteva fare ciò che voleva. (In 25 anni non sono riusciti a creare una continuity di Terminator, ogni storia va per cacchi suoi 😀 )
Il risultato è ottimo, almeno paragonato al resto delle storie robotiche, e John Connor per la prima volta non è un demente buffone ma un capo vero! 😛
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Allora mi sa che evito lo spoiler e me lo recupero in inglese…
Il Moro
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Se puoi, fallo assolutamente: sono 12 numeri ma filano che è una bellazza, e ci sono colponi di scena da applauso ^_^
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[…] e inseguimenti per sei numeri davvero dimenticabili, usciti in contemporanea con il capolavoro The Final Battle: è come se la Dark Horse mostrasse ogni mese quanto bene e male sappia lavorare, alternando una […]
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[…] del mondo a fumetti di Termintor, fatto di poche storie carine e tante pessime: ha cioè firmato Terminator Salvation: The Final Battle (2013), 12 numeri di potenza deflagrante che dicono tutto ciò che si può dire su Terminator e […]
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[…] alla fantascienza, dal giallo all’horror con grande facilità. (Nonché autore nel 2013 della più bella e spettacolare storia a fumetti di Terminator di tutta la storia! E infatti è anche l’ultima: nessuno oserà mai scriverne una più […]
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[…] 2013 J. Michael Straczynski aveva già scritto per la casa la migliore serie in assoluto, “Terminator Salvation: The Final Battle“, che chiude l’argomento: ogni filo è tirato e ogni qualsiasi ipotesi e idea su […]
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