
In occasione dei 35 anni de I predatori dell’arca perduta, e dello specialone sui vari film organizzato dalla Bara Volante di Cassidy, ne approfitto per ripescare i libri che presentano le novelization dei vari film.
Segnalo anche le altre mie iniziative per festeggiare il film:
- “Gli Archivi di Uruk” con la novelization del terzo film
- “IPMP” con la locandina sui giornali dell’epoca.
Nell’agosto del 1988 Steven Spielberg ed Harrison Ford sono a Venezia per girare alcune scene del terzo film di Indiana Jones, che esattamente un anno dopo proprio a Venezia sarà presentato in un’anteprima mondiale.
Non so oggi – sono decenni che non lo leggo – ma il settimanale “Topolino” dell’epoca era sempre molto attento ad ogni evento mediatico italiano, così Bruno Sarda ha un mandato: creare la versione Disney italiana di Indiana Jones.
Con i disegni della storica illustratrice milanese Maria Luisa Uggetti l’11 dicembre 1988 nasce Indiana Pipps.
Il numero 1724 del settimanale a fumetti presenta l’avventura doppia “Topolino e Pippo in: I predatori del tempio perduto“, e permettetemi un moto di orgoglio nel sottolineare che la storia è stata ristampata in un gran numero di lingue e in Paesi sparsi nel mondo.
Di solito il nome del personaggio diventa Indiana Goofys o similari, ma gli americani non ci stanno e così quando nel maggio 1991 la storia The Lost Temple finisce nella testata “Goofy Adventures” n. 12 (con in copertina Pippo vestito da Indiana Jones) il nome del personaggio diventa… Arizona Goof!
Da allora il personaggio italiano ha vissuto vita propria ed è arrivato anche in Cina, ma le antologie italiane di solito presentano solo le storie nostrane.
Per un pelo io non ho conosciuto all’epoca il personaggio: proprio nell’estate del 1988 è esplosa la mia passione per Tex Willer e nell’ottobre successivo per Dylan Dog, al che ho iniziato a vendere tutti i miei Topolino per comprare gli arretrati dei due personaggi Bonelli. (Solo Tex, in realtà: come sa bene chi collezionava Dylan Dog all’epoca, era totalmente impossibile scambiarli, era il fumetto più prezioso d’Italia e un qualsiasi arretrato era venduto mediante baratto umano!)
Per questo è facile che a dicembre del 1988 già non comprassi più “Topolino”, o se lo facevo comunque non leggevo più le storie con l’intensità e la ripetitività degli anni precedenti.
Indiana Pipps l’ho scoperto solo alcuni anni fa, e questo mi ha impedito di apprezzarlo. Sicuramente è una bella idea per un personaggio, ma io amavo il Pippo pasticcione e imbranato, quindi la versione avventurosa (soprattutto moderna) proprio non mi convince: meglio il primo Pipps, buffo e combina-guai, che quello più recente.
L.
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- La voce del papero della foresta (1991)
- Il ritorno del Papero della Foresta (1985)
- Paper-Tarzan (1978)
«Pippo? Si chiamava il tuo cane “Pippo”…»
«Ho un sacco di bellissimi ricordi di quel cane!»
Quando devo affrontare un lungo viaggio mi porto sembra da leggere (ovviamente) ma fin da bambino ho una tradizione, prima di partire raggiungo l’edicola più vicina ha compro qualcosa da leggere che mi ispira lì sul momento. Questa tradizione è iniziata proprio con un volume dedicato ad “Indiana Pipps” che negli anni ho riletto svariate volte, ora non posso stare in un aeroporto o in stazione senza essere colto da questo riflesso condizionato, anche per questo a questa stramba versione di Indy voglio un gran bene 😉 Cheers!
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E’ una bella tradizione, sperando che ci sia sempre qualcosa di bello da prendere in edicola ^_^
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Il baratto umano, già. Già. Per fortuna poi che cominciarono a pubblicare la prima e la seconda ristampa, per non parlare degli albi “riprezzati” col bollino adesivo ^_^
Sicuramente nell’88 Topolino non lo prendevo praticamente più, se si escludono albi sporadici qua e là (e dal ’90 in poi nemmeno quelli), per cui di certo nemmeno io ai tempi ho conosciuto Indiana Pipps in edicola…
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Povero Pipps, è nato proprio in un periodo di transizione, quando un’intera generazione stava passando ad altro…
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