
Curioso di vedere cosa combina la Dark Horse Comics, ho ceduto alla curiosità del primo numero di una saga dal nome irresistibile: “Calamity Kate” (su Amazon a circa 3 euro).
La giovane Magdalene Visaggio, con l’aiuto dei disegni di Corin Howell, ci racconta di una donna che combatte i mostri con una katana. Fine delle spiegazioni. Immagino siamo in una dimensione fantastica e che per motivi a noi ignoti ci siano i mostri sulla Terra, ma onestamente ha fatto bene l’autrice a non ammorbarci con lunghe spiegazioni: ci sono i mostri, c’è una combattente e via con l’azione.
Da troppi anni la “tipa tosta protagonista” domina la narrativa popolare quindi questa storia non gode di alcuna freschezza, anzi semmai conferma la deriva pseudo-femminista con la quale le case cercano disperatamente di ingraziarsi i favori di chi nei social strombazza femminismi e metoo vari: se però alle parole non corrispondono i fatti, se cioè non cacciano i soldi per comprare prodotti che corrispondono alle chiacchiere messe sui social, è solo tanta fuffa fastidiosa.

Siamo in un’epoca più illuminata e rispettosa, quindi sono i finiti i tempi dell’eroe maschio in una storia dove sono tutti maschi: ora l’eroe è femmina in una storia dove sono tutte femmine. Scusate, ma dov’è la differenza? Perché il primo format sarebbe sbagliato mentre il secondo sarebbe giusto?

Calamity Kate è una storia di sole donne, compresa la nemica che arriverà nel secondo numero – che mi guarderò bene dal leggere – e già si preannuncia quella rivalità femminile da “Eva contro Eva” che sembra essere l’unica storia femminile possibile. (In fondo il film La favorita è un semplice harmony superficiale e vuoto che ripete identica la formula Eva contro Eva del 1950: ha vinto un Oscar, però, quindi ormai è legge!)
Non voglio dare troppo significato a un fumettino volante che non cerca certo l'”impegno”, ma è impossibile non notare un femminismo forzato e di facciata che non corrisponde a dei contenuti nuovi da veicolare: è solo paraculismo nella speranza di vendere fumetti alle ragazze. Spero per loro che funzionerà…
L.
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Le idee sono finite da tempo, ma ora viene offerta a tutti la possibilità di continuare a non inventare nulla, basta cambiare il sesso dei protagonisti e dare l’illusione che sia tutto nuovo. Mamma mia se siamo mesi male. Cheers
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Ogni giorno una delusione bella fresca…
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Sembra una specie di Buffy meno ironica, da come ne parli.
È buffo che, nella narrativa occidentale (spesso, anche in Giappone, che forse è uno dei paesi più “occidentali tra quelli a oriente) si possa avere competenza e forza (d’animo, di carattere) solo a sessi alterni, come se avere un comprimario capace dell’altro genere fosse un affronto.
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Sicuramente per le costose serie TV faranno dei sondaggi e avranno degli studi di settore, mentre per i fumetti le scelte potrebbero essere un po’ più libere. Ma quando non hai niente da dire c’è ben poco di libero…
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Che palle ‘sto femminismo forzato! Se poi è anche lesbica abbiamo fatto l’en plein 😒
Bella la variant ma la macchina è strana e come guida lei? Col sedile tutto indietro?
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Non viene citato alcun orientamento sessuale, semplicemente ci sono solo personaggi femminili: la protagonista, sua sorella e la di lei bambina. E dal prossimo numero arriverà la rivale con cui scontrarsi.
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Quindi la semplice continuazione lineare di una storia altrettanto lineare, senza nessuna prevedibile svolta di significato che, del resto, a parte l’apparenza non sembra proprio essere la preoccupazione principale (in fin dei conti, cosa cambierebbe qui l’avere dei protagonisti maschili?)…
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La scelta del sesso dei protagonisti mi sembra l’unica preoccupazione del fumetto, come a dire: non sappiamo di cosa parlare, buttiamo lì una storiella al volo ma lo facciamo solo per catturare le fantomatiche lettrici (sempre ammesso che esistano) sparando a caso un’eroina femminile asessuata, perché è noto che le giovani lettrici non pensano mai al sesso…
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