
Dopo la recensione di Cassidy del film Geronimo (1993) mi è venuta una gran voglia di andare a rileggere le storie d’annata di Tex Willer in cui cercava di salvare la situazione: in cui cioè voleva aiutare i pellirossa perché erano un popolo oppresso, ma non poteva rinnegare i bianchi, quindi giocava “di fino”.
Vi ricordate in quante storie appariva Geronimo? Uh, hai voglia in quante storie appariva. Ma in quante storie appariva???
Con mia grande sorpresa ho scoperto che Geronimo è un grande assente dal pantheon indiano di Tex!
L’unica storia che sono riuscito a trovare con lui presente, in persona, è quella spalmata su due albi: “Il carro di fuoco” (n. 283, maggio 1984) e “Geronimo!” (n. 284, giugno 1984), scritta da Gianluigi Bonelli ma soprattutto disegnata da quel titano di Giovanni Ticci.
Non sfugga la data di uscita della storia: guarda caso, nel 1982 la casa specializzata in western La Frontiera Edizioni porta in Italia Geronimo (1978), il romanzo con cui l’appena scomparso Forrest Carter racconta gli ultimi anni del guerriero, e circa due anni dopo il più western degli eroi western italiani lo incontra viso a viso.

Agosto. Lungo la pista che porta dalla riserva Apache di San Carlos alla grande ansa del Gila River, in Arizona. Il chiricahua Kaeta sfugge ai soldati che lo stanno deportando e punta alle montagne Pinito, a nord della Sonora, ad avvertire Geronimo, che si è ribellato al capo bianco Davis: i bianchi stanno tradendo la parola data e stanno segretamente deportando i pellirossa in Florida, dove l’aria malsana e le paludi li uccideranno sicuramente in breve tempo.
Possono Tex e Carson rimanere impassibili di fronte a questa vigliaccata?

Come dicevo, il nostro eroe non può salvare i deportati aprendo il fuoco sui soldati bianchi, non può tradire la propria “razza” ma non può neanche permettere che questa ingiustizia abbia luogo. Così con il favore delle tenebre organizza un vero e proprio assedio al treno che trasporta gli indiani, al cui interno i soldati sono convinti di avere a che fare con gli Apaches: invece sono quei due satanassi dei nostri pard preferiti a tenerli in scacco.

Geronimo in pratica fa giusto una comparsata: si siede intorno al falò ad ascoltare gli infiniti consigli di Tex – che è davvero pesante! – e si limita a sciorinare “Ugh” come una macchietta. Davvero un ben misero omaggio quello di Bonelli ad un personaggio del genere.
Uscito immediatamente dalla storia, che va in tutt’altre direzioni, a quanto sono riuscito a capire non tornerà mai più nelle pagine di Tex, e addirittura anni dopo sarà citato come esempio negativo.
Nel giugno 1992 esce il quinto albo speciale annuale (noto come “texone”) “Fiamme sull’Arizona“, scritto dal consueto Claudio Nizzi, in cui Tex cita Geronimo ma solo per criticarne l’operato.

Quindi nel 1984 Tex era tutto moine e bacetti con Geronimo, e neanche dieci anni dopo già lo critica aspramente. Dopo di ciò, non sembrano esserci altre tracce dell’apache nella saga texiana. (Nel caso, fatemi sapere.)
Forse il grande eroe crepuscolare, che giustamente ha conquistato il cuore di Walter Hill, meritava qualche storia texiana in più…
L.
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È probabile che non volessero “storicizzare” troppo un fumetto di fantasia, relegandolo quindi a rispettare fatti e misfatti della Storia. Forse per questo Geronimo fa solo quelle apparizioni misere.
Moz-
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Però Cochise lo ricordo più presente. C’erano poi altri personaggi storici, come Wild Bill Hicock, c’era Little Big Horn, c’era la guerra civile. Per carità, sempre stando attenti a non infognarsi troppo, però trovo strano che un personaggione come Geronimo non abbia fatto più capatine nell’universo texiano.
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In pratica Geronimo, forse l’indiano più citato di sempre, è il grande assente dal fumetto western più famoso d’Italia, incredibile. Per altro le continue svolte del personaggio per renderlo al passo con i tempi (politicamente corretti) si confermano fastidiose, per fortuna Giovanni Ticci è una sicurezza, il suo Geronimo è somigliante e le sue matite sempre molto belle. Cheers!
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Davvero un mistero! Come dicevo a Moz tanti altri personaggi veri hanno fatto delle comparsate, così come veri eventi in cui Tex è finito in mezzo – lavorando nell’ombra così da giustificare la sua assenza nei libri di storia – ed è davvero un mistero come un personaggio del genere invece si sia preferito lasciarlo fuori.
Probabilmente Geronimo incarna un ideale di lotta e ribellione che Bonelli non se la sentiva di affrontare, infatti nel 1984 – in cui era di moda – l’ha citato come buon capo di un popolo oppresso, ma nei Novanta d’un tratto è un leader ribelle che ha portato guai. Come a dire “a ribellarsi si sbaglia sempre”.
Forse è un personaggio troppo politico per il super-buonista Tex, sempre attento a non dispiacere il potere costituito…
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Questi temi sarebbero stati trattati decisamente meglio con Magico Vento (che però ha chiuso da anni, mentre il rassicurante Tex perdura)…
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Forse, a Geronimo è andata bene così 😛
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Cochise credo che sia l’unico capo indiano realmente esistito che è comparso diverse volte in Tex.
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Non so perché ma ho sempre pensato ci fossero più “veri” indiani nel pantheon texiano…
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