Alien – The Original Screenplay (2020) 2

Cover di Guilherme Balbi e Candice Han

Mentre la Dark Horse Comics tira i remi in barca, abbandonando (finalmente!) un universo alieno che ha sistematicamente distrutto negli ultimi anni, ecco il 2 settembre il secondo numero di una saga promessa da lungo tempo e che sembrava destinata ad uscire direttamente in volume: Alien – The Original Screenplay.

Cristiano Seixas ha il compito di prendere la sceneggiatura “originale” di Dan O’Bannon del 1976 e trasformarla in un fumetto con i disegni del brasiliano Guilherme Balbi, che aveva già curato Predators (2010).
Ricordo che quella sceneggiatura la trovate tradotta in italiano da me, ma è tutto da vedere quanto davvero questo fumetto si rifaccia a Star Beast.

Nello spazio sono tutti belli belli in modo assurdo

Il secondo numero si apre come una rivista patinata, con l’equipaggio di fotomodelli dal capello perfetto che sfila in pose plastiche a presentare la collezione autunno-inverno nello spazio profondo: vestiti che se li indossi nessuno ti sentirà urlare.
Intanto le contaminazioni da Prometheus (2012) continuano, visto che i nostri baldi eroi si sono portati a bordo la testa del pilota alieno, toccandola e abbracciandola (e chissà cos’altro!) perché si sa che toccare organismi alieni non ha controindicazioni.

Le licenze continuano, e una volta calato nella piramide il Kane di turno scopre un’intera civiltà: altro che quei quattro graffiti disegnati da Giger!

Ormai abbiamo superato il concetto di “licenza poetica”

Con grande orgoglio Kane afferma nel microfono di aver appena messo una mano in un uovo trovato a terra, dopo averci messo la faccia: rimaniamo in attesa per sapere quale altra parte del corpo vuole metterci…
Quando viene inseminato, non c’è alcuna emozione, anche perché la storia è così stupida che se fosse vivo O’Bannon avrebbe denunciato la Dark Horse per quanto sta rovinando il suo lavoro.

Il famoso schiaffo di Lambert a Ripley

Sotto la patina di stupida stupidaggine, marchio di fabbrica della Dark Horse di questi anni, si avverte forte la paraculata. L’autore si è limitato a prendere le scene eliminate di Alien (1979) e a fonderle con la versione moderna della storia, cioè Prometheus (2012), ecco che quando torna sui binari e mostra una scena del film “vero” risulta finta. In tutto questo la sceneggiatura di Dan O’Bannon non c’entra nulla.

Per fortuna l’immondo dominio Dark Horse sull’universo alieno ha i mesi contati.

L.

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7 commenti

    • Perché il mortalmente pessimo cinema di fantascienza del Duemila ha spazzato via ogni gusto e conoscenza negli spettatori: sono così poche le immagini del futuro di cui lo spettatore medio “mangiatore di pop corn” è a conoscenza che chiunque parli di futuro non può farne a meno. E’ come per gli anni Settanta, in cui chiunque stesse lavorando ad un film vagamente fantastico si vedeva arrivare un giornalista che gli chiedeva cosa ne pensasse di “2001” di Kubrick.
      Per fortuna i lettori di fantascienza storicamente sono sempre stati di gran lunga superiori in quanto a conoscenza e gusto. Sarebbe bello se il loro gusto in fatto di lettura lo esigessero quando si trasformano in spettatori…
      Fermo restando, comunque, che stiamo parlando della Dark Horse, una delle più geniali case di fumetti che da quattro o cinque anni è diventata una merda totale, pur avendo sempre lo stesso capo! Quindi non c’è da stupirsi…

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  1. La civiltà aliena balorda para-cthulhoide è un’idea interessante, ma in Alien non c’era traccia di tutto ciò, diventa una retcon piuttosto spericolata.
    Comunque, gli espertoni che tastano gli organismi alieni sono sempre una fonte di spasso, un cliché del genere orrorifico a cui non si dovrebbe rinunciare… in una parodia!

    Piace a 1 persona

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