Yojimbot (2021) 1

Cover di Sylvain Repos

Quando si trova un titolo geniale per una storia, per me l’opera è riuscita già a metà: “Yojimbot” è un titolo così geniale e da applauso che per me questa saga a fumetti ha già vinto!

La celebre casa francese Dargaud dà mandato a Sylvain Repos di scrivere e disegnare qualcosa che faccia iniziare il 2021 con il botto, che ce n’è davvero bisogno. Il giovane autore prende uno storico film di Akira Kurosawa – Yōjinbō (1961), che significa “la guardia del corpo” (用心棒) ma distribuito all’estero con la “m” al posto della “n” – e visto che era già stato ampiamente “manomesso” – plagiato da Sergio Leone con Per un pugno di dollari (1964), film che sarà rifatto più e più volte, anche da quelli che fingeranno (in mala fede) di rifarsi ad un romanzo che non c’entra niente, come ho raccontato – e lo fonde con un’abitudine americana, quella cioè di credere erroneamente che “bot” sia la radice di “robot”, che è come dire che “volo” è la radice di “tavolo”.

Con un folle ma geniale neologismo, ecco “la guardia del corpo robotica”.

Quando un samurai robotico con il cappello incontra un samurai robotico senza cappello… quello senza cappello dovrà riavviare il sistema!

Siamo in un futuro non meglio specificato, in un’isola che assomiglia ad un cimitero delle macchine. Forse un tempo era un’isola-parco a tema, in stile Westworld di Crichton, ma di sicuro ora è tutto un enorme cumulo di rifiuti meccanici, in mezzo ai quali si aggirano robo-samurai, o meglio robo-ronin, con tracce di programmazione confusionaria. Eseguono movimenti che non hanno più alcun senso, ma essendo macchine sono privi del senso… del “senso”!

Questo finché uno di questi robot assiste ad una scena che mette a dura prova la sua programmazione: un padre e un figlio umani vengono aggrediti da alcuni soldati e passati per le armi. Il robo-samurai ha ovviamente le solite leggi di Asimov (anche se non vengono citate espressamente), quindi non può alzare la mano contro degli umani, ma è anche vero che questi umani stanno uccidendo altri umani: insomma, è il momento di spaccare culi di carne!

E noi a Asimov lo menamo!

Dopo aver agito in preda ad un girotondo di comandi (come nel celebre racconto robotico di Asimov del 1942), il robo-samurai prosegue per la sua strada, in un cammino senza alcuna meta perché semplicemente guidato da una serie di comandi preimpostati ormai senza più alcun senso. Ma qualcosa è cambiato, e per sempre: ora il robot un senso ce l’ha, ora da semplice esecutore di stringhe di comando è diventato responsabile di una vita umana, quella del bambino che ha salvato dal massacro. Da anonimo robot.. è diventato Yojimbot.

Che sia una sorta di versione robotica di Itto ogami? Il robo-samurai viandante con bambino al seguito? Possiamo solo augurarcelo.

Per me questo primo numero è una delizia che proprio sulla scarsità di particolari basa la sua forza: niente pipponi che ci impieghino pagine a descriverci un mondo futuro di cui non ci frega niente, ma storia nuda e cruda, narrazione ricca e disegni dinamici. Come dicevo, per me Yojimbot ha già vinto a tavolino!

L.

– Ultimi fumetti francesi:

12 commenti

  1. Ho trovato difficoltoso leggere questo primo numero, perché quasi ad ogni pagina dovevo fermarmi per applaudire (storia vera). Mi ha attirato subito, con un titolo e una copertina così sarebbe stato impossibile il contrario, inizio fantastico, speriamo che continui allo stesso modo 😉 Cheers!

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  2. Sarà mica alla Lone Wolf and Cub?
    I disegni sono molto belli e la copertina ha dei colori azzeccatissimi.
    È un vero peccato che il fumetyp francese, da noi, trovi posto così a singhiozzo: quand’anche la storia fosse una porcata, visivamente sono quasi sempre opere sontuose, a dir poco!

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