
Annunciato da mesi, finalmente questo 14 luglio 2021 è uscito Aliens: Aftermath, che era stato presentato come uno speciale singolo in onore dei 35 anni di Aliens (1986) ma che invece riporta un numero “1” in copertina: del tutto ingiustificato, visto che rimane una storia singola.
Ai testi c’è Benjamin Percy, autore di romanzi e fumetti (per DC, Marvel e Dynamite) e ai disegni c’è Dave Wachter.
Siamo nel 2214, cioè quattordici anni dopo le vicende del fumetto Alien (Marvel) e dodici anni dopo le vicende dell’imminente videogioco Aliens: Fireteam, e la Weyland-Yutani sta ancora cercando di tenere segreti i terribili fatti del 2179 che hanno coinvolto la colonia di Hadley’s Hope. Ma soprattutto, ha ancora problemi con quelli che chiama “terroristi”: dissidenti che non potendo competere con la potenza della Compagnia preferiscono cedere ad atti di sabotaggio.

La storia si apre appunto con un gruppo di schegge impazzite che fa saltare in aria una delle distillerie della Weyland-Yutani, un manipolo formato da Cutter Vasquez (nipote di “quella” Vasquez!), Lela Rosewood, Woody Ballesteros e la pilota Drake (non viene specificato se sia parente di “quel” Drake). Spiegando in un video – plausibilmente poi messo in Rete – le motivazioni che spingono il suo gruppo, Cutter racconta di come avesse otto anni quando sua zia fu spedita insieme ai Colonial Marines in un luogo da cui non ha fatto mai ritorno, senza che la Compagnia si sia mai degnata di fornire spiegazioni: ora il suo gruppo, Renegade XM, ha adottato come motto quello di Vasquez. «El riesgo siempre vive», il rischio è sempre in agguato.

Dopo lunghe ricerche i quattro sono finalmente sbarcati su LV-426, il pianeta su cui la Weyland-Yutani mantiene tutto quel sospettoso riserbo, e trovano i chiari resti di un inverno nucleare. Un cumulo di lamiere contorte è tutto ciò che resta di Hadley’s Hope.

Un’ispezione a ciò che resta della colonia porta dei sicuri colpi al cuore, come il mitico smart gun di Vasquez, ormai assurto a livello di santa reliquia per noi appassionati.

La scoperta principale è che è stato installato un sistema di computer troppo moderno per risalire al 2179, il che significa che qualcuno dopo l’incidente è tornato sul luogo ad installare nuove apparecchiature: come per esempio il sistema MU-TH-UR 7000, noto anche come… Mother. E come la serie TV “Andromeda” usa un’interfaccia olografica a forma di donna… di donna asiatica… A forma della signora Yutani!

Ma c’è di più, molto di più. Nel computer i nostri trovano un documento firmato Carter Burke che rivela come nel sotto-livello F ci sia il “soggetto zero”, la prima forma aliena che raggiunse Hadley’s Hope e che i coloni hanno catturato e messo sotto ghiaccio. Qualcosa però dev’essere successo, perché ora la colonia è abitata da uno xenomorfo di ghiaccio… con azoto liquido nelle vene!!!

La Compagnia è grata al gruppetto di terroristi di essere scesi nella colonia e, tramite l’interfaccia computerizzata, propone loro di riportare indietro il “materiale speciale”, ma raramente gli xenomorfi seguono i piani che si fanno su di loro.
Una storia veloce ma ricchissima di idee e invenzioni, come per esempio il ritorno della signora Yutani a cui sono molto affezionato, ma che dopo il film Aliens vs Predator 2: Requiem (2007) sembrava destinata all’oblio. Non è chiaro perché mai ci sia un alieno “di ghiaccio e nitrogeno” nei resti di Hadley’s Hope, ma ho fede che questa carta verrà giocata dalla Marvel in futuro. Così come il destino del nipote di Vasquez.
L.