The House (2016-2021)

Cover di Drew Zucker

Era il 22 dicembre 2016, esattamente cinque anni fa, quando presentai il fumetto The House, che dopo uno spettacolare primo numero è scomparso nel vuoto. Trattandosi di un minuscolo prodotto quasi amatoriale pensavo che non fosse sopravvissuto, invece in questo 2021 esce l’edizione cartonata che raccoglie l’intera storia, grazie alla Dark Horse Comics.

«La solitudine è la mia penitenza, l’isolamento la mia condanna. La casa è il mio purgatorio.»

I giovani Drew Zucker e Phillip Sevy si sono incontrati al ComicCon di New York del 2010 e hanno deciso di scrivere una storia che però hanno impiegato sei anni a pubblicare, e io cinque anni a leggere per intero: tanta attesa… per una storia non certo originale.

La casa è sempre lì, ad aspettare i soldati di turno

Guarda caso riesco a leggere questo fumetto il mese dopo aver visto il film Fantasmi di guerra (2020), che condivide con il fumetto in pratica la stessa identica storia, scena dopo scena, ad esclusione del finale: molto più intrigante quello del film, va detto.

Entrambi, sia il fumetto che il film, sono però troppo debitori del filmaccio La casa maledetta (Dead Birds, 2004) di Alex Turner per essere un caso, visto che i primi tre quarti della vicenda è totalmente identica in tutti e tre i casi.

L’unica differenza di questo fumetto è che invece di essere ambientato durante Guerra civile americana siamo nella solita Seconda guerra mondiale, nelle campagne intorno a Lussemburgo, il 20 dicembre 1944.

A pensarci ora, mi viene in mente un vecchio numero de “Le Storie” (Bonelli) dal titolo La pattuglia (2013) di Fabrizio Accatino: siamo nel Vietnam ma anche lì, in pratica la stessa trama.

Abbiamo dunque un manipolo di soldati che sta indietreggiando e sta cercando un riparo per affrontare la notte: ritrovarsi davanti una grande casa sembra un dono del Cielo, quando ben presto sarà chiaro che sarà una discesa all’inferno.

Mi sembra già subito chiaro che ’sta casa non sia accogliente

La grande casa abbandonata appare subito “strana”, per esempio le proporzioni non corrispondono: dall’esterno sembra decisamente più piccola che all’interno, con i suoi soffitti troppo alti e le sue botole che sembrano non avere fondo. La lunga esplorazione dell’edificio porterà via molto tempo e costerà vittime ai nostri eroi.

Mai guardare gli specchi delle case “strane”

Più si va avanti e più si avvertono “presenze” nella casa, non certo benigne, ma quando i nostri soldati decidono di aver sopportato troppo e preferiscono passare la notte all’adiaccio nella foresta, scoprono che non è facile uscire dall’edificio: al posto della porta d’ingresso c’è una parete, e se esci dalle finestre… in un gioco escheriano ti ritrovi di nuovo dentro casa.

Più passa il tempo e più cresce la disperazione, soprattutto perché ognuno dei soldati comincia a vedere concretizzati i propri demoni personali, i propri peccati, le proprie colpe passate, tutto a causa di un IT che vive nelle fondamenta: una storia che se l’avesse scritta lo Stephen King dei tempi d’oro sarebbe stata ghiottissima, ma oggi è un po’ troppo scontata per risultare davvero efficace.

Ognuno ha demoni che si porta sulle spalle

Lo stesso è stata una lettura molto piacevole e appassionante, malgrado l’estrema scontatezza della vicenda gli autori sono riusciti a inserire i giusti particolari per pepare il tutto e renderlo comunque accattivante. Seguire i vari “demoni interiori-esteriori” dei personaggi è stato un mondo per allungare il brodo ma al tempo stesso di condire la vicenda.

Nessun bel colpo di scena ci salva nel finale, come invece nel film Fantasmi di guerra, ma lo stesso è una storia che semmai uscisse in Italia consiglierei di leggere, a tempo perso.

L.

5 commenti

    • Tre storie completamente identiche all’85%, apparentemente nate in maniera indipendente, che per fortuna cambiano poi il finale. Quello del film “Fantasmi di guerra” rimane il migliore, anche se parliamo sempre di serie Z.

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  1. Anch’io pensavo che ormai “The House” fosse scomparso nel nulla, e invece vedo con piacere che -seppur con MOLTA calma- gli autori sono comunque riusciti a condurlo in porto, ai tempi. E, semmai qualche anima pia si degnasse di pubblicarlo pure da noi, lo leggerei di certo…

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