
Il mese scorso, durante il mio folle luglio fumettaro, ho letto per la prima volta “Samuel Stern” (Bugs Comics), testata che ho visto nascere comprando anche il primo numero ma avendola immediatamente accantonata, sembrandomi qualcosa di già letto mille volte. Invece il numero 32 è stata una bella sorpresa, trovandolo piacevole.
Quindi all’uscita di questo numero 33 di agosto 2022, I giochi di Barney, ho voluto provare di nuovo, per capire se quello di luglio è stato un caso isolato o c’è speranza di diventare un lettore regolare di questa testata.
Ricordo l’amico Ema che sta recensendo tutte le uscite del personaggio in ordine.
Marco Savegnago si unisce ai creatori del personaggio (Gianmarco Fumasoli e Massimiliano Filadoro) per raccontarci di un “caso controvoglia”: padre Duncan ha accettato di aiutare una donna senza prima chiedere a Samuel se fosse d’accordo, così da incastrarlo.
La donna ha una famigliola perfetta da Mulino Bianco che a un certo punto comincia a subire una sequenza di sfighe che non può essere naturale: ci dev’essere per forza una qualche entità in casa. E quando succede qualcosa di strano nel vicinato… who you gonna call?

Sbrigata la citazione di Ghostbusters (1984), si procede all’analisi del caso, mentre vari flashback incrociati ci fanno capire che non si tratta di una indagine qualsiasi: qualcosa sta qualcoseggiando.
Nella casa della donna Samuel trova un vecchio giocattolo, una trottola, che teoricamente non dovrebbe trovarsi lì. L’oggetto scatena memorie nell’uomo che gli fanno aprire delle finestre su eventi dell’infanzia che aveva rimosso, così scopriamo che questa trottola non è un semplice giocattolo bensì un antico oggetto pieno di significati nascosti e implicazioni per nulla piacevoli.

Sicuramente è solo una mia impressione, ma Samuel che seduto in terra, in un’ambiente caldo opprimente, che osserva e manipola un oggetto capace di evocare dimensioni maligne… eh be’, mi fa volare la mente a Doug Bradley in una scena molto simile di Hellraiser 2 (1988), anche se con la scatola di Lemarchand. Tanto per rimanere negli anni Ottanta.

In questa storia – disegnata da Pierluigi Minotti – i confini tra passato e presente sono davvero labili, e ciò che è accaduto sembra non solo avere echi su ciò che sta accadendo, ma addirittura rapporti di causalità molto più stretti di quanto si possa pensare. Samuel scoprirà quanto è potente il segreto racchiuso in una semplice trottola.
Non è certo un personaggio di cui innamorarsi o per cui perdere la testa, ma al contrario di altri più blasonati si legge con piacere e la storia l’ho gustata, sebbene fosse zeppa di riferimenti a cose che non conosco perché avvenute in albi precedenti della testata.
Potrei essere diventato un lettore fisso di “Samuel Stern”. Vedremo come andrà con i prossimi numeri.
L.
– Ultime letture di agosto 2022:
- Martin Mystère Speciale 39 (2022)
- Call of Duty (2022) Vanguard 2
- Eerie 1 (2022) Astragalo presenta l’horror
- Nathan Never 375 (2022) La rinascita
- Zagor+ 6 (2022) La fratellanza infernale
- Morgan Lost (2022) Fear Novels 2
- Samuel Stern 33 (2022) I giochi di Barney
- Creepy 2 (2022) Zio Tibia colpisce ancora
- K-11 2 (2022) Progetto Zaroff
- Tex Color 21 (2022) La Gazza Ladra
La trottola che gira mi ricorda Inception di Chris Nolan. Pierluigi Minotti mi ricorda uno Sean Phillips implume ( gli Hellblazer di Jamie Delano + di quelli di Paul Jenkins ). Il titolo è un ovvio richiamo alla La versione di Barney romanzo di Mordecai Richler che piacque così tanto a Giuliano Ferrara da ispirargli il titolo di una rubrica del suo giornale. Dal romanzo è stato poi tratto un film con Giamatti e Hoffman. Mi pare che la cifra stilistica di Sam Stern sia un citazionismo postmoderno post primo Dylan Dog.
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Per fortuna nella storia la trottola non assomiglia in alcun modo a quella mosceria di Nolan, anzi invece mi ricorda l’atmosfera sottile e tagliente del primo Hellraiser, prima che diventasse melma.
Non so nulla di postmodernismo quindi non saprei che dire 😛
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Poco ne so anche io, ma negli anni ottanta ( Dyd 1986 ) del weekend postmoderno di Tondelli e dei fumetti del gruppo Valvoline ( Igort, Carpinteri, Brolli ed altri ) partendo dalla considerazione che tutto era stato già narrato e codificato, i creativi mischiavano e citavano elementi di altre opere. I Predatori dell’arca perduta secondo Spielberg contiene quasi 300 citazioni che vanno dalle sette città di Cibolla di Carl Barks al costume di scena di un Charlton Heston in un vecchio film.
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