Diabolik 909 (2022) Tutto ha una fine

Cover di Matteo Buffagni

Terzo ed ultimo appuntamento con la “saga della fine” della testata “Diabolik” (Astorina), con cui il mio adorato Tito Faraci ci porterà non so dove, ma è stato comunque un bel viaggio.

Ma davvero Diabolik ed Eva Kant sono stati uccisi in una prigione di Capomar, come raccontato nei numeri 907 e 908? Mi sembra ovvio che la risposta sia no, ma facciamo finta di crederci, come sta facendo Ginko, e vediamo quale sarà il colpone di scena di questo numero 909 (novembre 2022) dal titolo Tutto ha una fine.

I disegni sono curati da Riccardo Nunziati e Sandro Giordano.

Torniamo alla residenza di Antonio Baumann, da cui tutto era iniziato: ricordate? Era il riccone che ama chiudersi in stanza e toccarsi i gioielli. Lo vediamo gongolare perché il suo piano di uccidere il Re del Terrore ha funzionato, e ora che finalmente Clerville è libera da questa continua minaccia può licenziare tutti gli uomini della sicurezza, disinstallare tutti i costosi sistemi di allarme, buttare le chiavi di casa e vivere con tutte le porte e finestre aperte. E a me che me ne frega a me, tanto Diabolik è morto, no?

Peccato che questa felicità duri poco, visto che è Ginko in persona che arriva a rivelare la più ovvia delle ovvie verità: Diabolik ed Eva sono vivi, ovviamente.

La più ovvia e scontata delle rivelazioni

Il resto è la ovvissima spiegazione dell’ovvio, ma non vale la pena perderci altro tempo. Questo è l’albo dei record: in trent’anni di letture di storie firmate da Faraci è la prima volta che ne trovo una sua così indegna, ma temo che il vero colpevole sia l’autore del soggetto, Mario Gomboli. Comunque è lo stesso record per Diabolik, che credo qui abbia raggiunto il suo punto più basso in assoluto.

Festeggiare i 60 anni di vita editoriale con una delle storie più inutili di sempre è davvero da applauso.

L.

– Ultimi fumetti firmati da Tito Faraci:

6 commenti

  1. Caroloscoetrusco, immagino tu sappia che esiste una larga fascia di lettori del tascabile che lo legge parecchio dopo la data di uscita – penso per esempio a coloro che trovano il giornalino abbandonato nelle carrozze dei pendolari (in fondo il formato scelto dalle Giussani sisters è derivato da uno studio delle abitudini dei pendolari ndr) – ed è davvero scorretto il tuo spoiler. Io, per esempio, non ho ancora letto la storia e la tua rivelazione è stato un biscottino proustiano: molti anni fa ero al cinema a vedere Seven ed un tanghero alle mie spalle nel momento della comparsa di John Doe cioè Kevin Spacey ha esclamato ” è Keyser Söze ! ” . Nonostante questo ho visto I Soliti Sospetti chiedendomi per tutto il tempo chi avrei pensato fosse Keyser Söze se non avessi saputo già e credo avrei indicato Chazz Palminteri. Non sono persona bellicosa, ma ho seguito lo spettatore fino a casa e ho scritto con il pennarello indelebile sulla sua Jaguar nera SPIA!. Sono tornato a casa e ho dormito come un bimbo. Uomo avvisato…ciao ciao

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    • Non so se hai notato che hai appena spoilerato “i soliti sospetti”: hai ripetuto un torto che hai subìto, 😀

      Fermo restando che non si leggono mai recensioni di qualcosa che non si è ancora letto, non ho capito cosa mai avrei rivelato, che Diabolik non muore? Secondo te c’era davvero la possibilità che morisse? Il titolare della testata? E di cosa avrebbe parlato poi la Astorina in un fumetto chiamato “Diabolik”, di quel babbeo di Ginko? O di Eva in solitaria che sospirando dice “Eh, quando c’era Lui…” 😀

      Sono contento che negli anni Sessanta si lasciassero tascabili sui treni pendolari, evidentemente costavano davvero poco: io sono stato pendolare per sette anni, dove ogni giorno ho preso due treni all’andata e due al ritorno, e non ho MAI trovato un tascabile di alcuna sorta. Anche perché NESSUNO legge, stando tutti attaccati al cellulare a gridare i cazzi loro, disturbando chi legge… cioè solo io sull’interno treno!

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      • Acciderbolina, hai ragione. Mi sono comportato come il sir Henry Merrivale di Carter Dickson che svegliato di notte da una telefonata deve chiamare qualcun altro per rovinare il sonno ad una terza persona. Rubo un altro spazio al tuo blog per dire che Spacey NON era Keyser Söze. Caparezza ha cantato una bugia nel suo song Kevin Spacey. Birichino.
        Io ho trovato fumetti abbandonati nei treni anche durante il mio servizio di leva nei primi anni novanta. Diabolik e Intrepido e uno Zagor nella cui posta una lettrice diceva a Sergio Bonelli che lo Spirito colla Scure era un bel ragazzo, ma lei preferiva Dylan Dog.
        Le signore Giussani non avevano notato un comics book crossing sui treni da quel che so, ma la leggenda dice che avevano osservato i travet che dalla stazione di Cadorna leggevano i tascabili come il Giallo Mondadori e simili. Il giornalino di Diabolik è della durata giusta di una trasferta, qualsiasi sia la sua durata, da Milano Centrale a Bergamo in treno alle navette dal John F. Kennedy Space Center per Marte. Una magia. In fondo si tratta sempre di 120 paginette a due vignette. Non so come sia possibile, ma come sentenziava Cary Grant a proposito dello strip-tease: non indagare come lo fanno, ma goditi il risultato. Ciao ciao

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      • Quel formato editoriale “diaboliko” ha avuto grande fortuna negli anni Sessanta, non ho indagato in proposito ma non mi stupirebbe scoprire che l’hanno sdoganato proprio le Giussani, proprio come nello stesso periodo (all’incirca) Bonelli lanciava quel formato a “tre strisce in verticale” che ancora oggi infatti chiamiamo “bonellide”.
        Gli anni ’60 sciabordavano di lettori di tascabili e ancora in tempi recenti in un film francese vengono chiamati “roman de gare”, romanzi da stazione quelli dedicati alla narrativa popolare, che appunto accompagnava i pendolari. I pendolari ci sono ancora, semmai sono aumentati con l’aumento dei costi delle grandi città, ma i lettori sono tutti scomparsi, quindi oggi alla stazione grasso che cola se trovi un’edicola pezzente con la Gazzetta dello Sport. Che non si compra nessuno, tanto leggono sul cellulare, nei rari momenti in cui non chiacchierano.
        Nei primi Novanta i fumetti Bonelli dilapidavano la mia paghetta, costavano così tanto che non saprei definire quelli che li abbandonavano sui mezzi pubblici: voglio sperare siano semplicemente distratti, perché l’alternativa è che sono così ricchi da buttar via soldi. A questo punto potevano lasciare banconote, che facevano più piacere 😀

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