Sin da quando nel 2021 la Marvel ha comprato il marchio “Alien” e “Predator” sognavo quello che sta succedendo solo adesso, con tre anno di colpevole ritardo: un florilegio di testate come quelle dedicate agli altri personaggi della testata. Il problema è che in questi tre anni la Marvel si è rivelata totalmente disinteressata a questo universo universo narrativo, quindi il fiorire di nuove iniziative ha il sapore amaro di occasioni perdute.
Il 6 marzo 2024 inizia un classicone della Marvel: Aliens: What If…?
Visto che la copertina ci fa capire come sia l’infame Burke il protagonista di questa vicenda, giustamente la storia si apre nella colonia “Hadley’s Hope” del film Aliens (1986), con specificata la data 2179: è sempre bene ricordare che questa data non è minimamente canonica, è un’elaborazione di fan degli anni Novanta che poi a forza di ripeterla è diventata vera, come ho raccontato.
Come abbiamo visto nel capolavoro di James Cameron, quando gli xenomorfi piombano nella sala dove i nostri eroi sono assiepati il caos esplode potente, e nella confusione il buon Burke pensa bene di andare ad infilarsi in una stanza chiudendo la porta, così che nessun’altro possa salvarsi: una carognata che gli vale un incontro ravvicinato con uno xenomorfo.
Merita di essere menzionato il fatto che Cameron girò una successiva scena in cui Ripley, scendendo nel basamento della stazione in cerca di Newt, incontra Burke imbozzolato il quale le chiede di ucciderlo per evitargli la morte da chestburster, ma la donna al massimo gli mette in mano una bomba: che ci pensasse da solo. Ci sono foto di scena che ritraggono queste riprese ma c’è prova che la scena sia mai arrivata in sala di montaggio, forse perché gettava un’ombra su Ripley, quando invece rende chiaro che la donna non è un’eroina, ma una persona normale, quindi con anche un lato oscuro.
Mentre la Fox si infognava con quel madornale errore che è stato Alien 3 (1992), la Dark Horse Comics dei tempi d’oro, regina assoluto della narrazione a fumetti indipendente, si prende il lusso di mostrare la scena mai completata, all’interno del fumetto Aliens: Newt’s Tale (1992).
Per finire, ricordo che la scena in questione è stata ri-raccontata da David Farland nel racconto Dark Mother dell’antologia Aliens: Bug Hunt (2017).
Nessuno di questi autori ha mai ipotizzato cosa sia successo a Burke dopo essere stato imbozzolato.
In questo speciale Marvel gli autori Hans Rodionoff e Adam F. Goldberg vanno direttamente dall’attore Paul Reiser (citato fra i tanti autori dell’idea dell’albo) e tornano con un’idea spettacolare. In effetti Ripley scende con l’ascensore e poi quando torna, con Newt in braccio, deve chiamare l’ascensore… chi mai è salito nel frattempo? Ecco il destino di Burke!
Liberatosi dalla bava aliena grazie all’esplosione di Vasquez e Gorman, prima di rimanere infettato, Burke prende l’ascensore appena usato da Ripley e se ne torna su.
Infilatosi di nascosto a bordo della dropship, il nostro infame eroe se ne rimane a guardare gli eventi: il ritorno di Ripley, la partenza da Acheron e lo scontro con la Regina. Senza mai fare neanche finta di voler dare una mano.
Quando finalmente tutto è finito ed è tempo di un bel sonno criogenico… Burke rimane libero sulla Sulaco, pronto a fare chissà quali danni.
Sei da solo, su un’astronave della Weyland-Yutani, che fai, non lo chiami il signor Shin Yutani? Se il cinema e i videogiochi inventano Weyland a manetta, i fumetti Marvel stanno tirando fuori Yutani a pioggia.
Se non altro arriva la battutona dell’anno:
— Burke, credevo fossi morto.
— Lo credevo anch’io, signore.
Il signor Yutani non è affatto contento della perdita della colonia “Hadley’s Hope”, e non ha alcuna intenzione di spendere soldi per mandare qualcuno a recuperare Burke, a meno che… questi non si assicuri che nessuno dei superstiti possa andare in giro a raccontare di xenomorfi o di politiche WY discutibili. Nessun problema, per Burke, il piano si progetta da solo.
Provocato un incendio a bordo, il computer spara fuori la navetta con i dormienti… su Fiorina 161! Applausi a scena aperta!
Dopo l’imbattibile trama del videogioco Aliens: Colonial Marines (2013), di nuovo un autore prova a fare l’impossibile: creare un collegamento logico tra due film che non ne hanno, cioè Aliens (1986) e Alien 3 (1992), scollegati perché quest’ultimo è un cumulo di mezze trame buttate insieme a casaccio.
Carter dunque si mette in sonno criogenico e, a sorpresa, la Compagnia mantiene la promessa: per i successivi 35 anni il nostro diversamente eroe vive la sua vita mentre nessuno della Sulaco è sopravvissuto. Ma non è proprio una bella vita, sbattuto su una colonia mineraria sperduta nel nulla.
Ma non disperate: Carter Burke sta per tornare all’attacco…
Finalmente un fumetto Marvel che dà segni di vita, e addirittura trasgredisce la filosofia di questa testata: la storia raccontata si inserisce alla perfezione nel canone, quindi non è un “e se?” perché non ha bisogno di inventarsi vie alternative.
Se non svacca, questa potrebbe essere la prima saga aliena bella della Marvel!
L.
Che storia spettacolare! Molto intrigante, e ci sta tutta. Che infame Burke…
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Che poi sia rinato grazie al suo attore lo trovo magico ^_^
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Effettivamente si! È ancora giovane Reiser, ha solo 67 anni! :–)
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Per gli standard odierni è un pupo! 😛
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I sessantasettte sono i nuovi ventitre! X–D
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