Call of Duty (2022) Vanguard 1

In questo folle e bollente luglio 2022, combatto il mondo sfondandomi di fumetti.

Cover di Piotr Kowalski

Come faccio a resistere quando vedo un “numero 1” in edicola? Non importa quale sia la saga, me lo pappo e basta!

In questo caso la Panini Comics presenta la testata “Call of Duty: Vanguard” (Special Events n. 103) dedicata al celebre videogioco “sparatutto” considerato fra i più venduti di sempre.

Nell’introduzione Mattia Dal Corno mi spiega che questa storia – scritta da Sam Maggs, disegnata da Piotr Kowalski e tradotta da Dal Corno stesso – non solo si collega con il videogioco omonimo, ambientato verso la fine della Seconda guerra mondiale, ma ne rappresenta l’antefatto: i videogiocatori di COD: Vanguard possono così conoscere meglio personaggi e situazioni in cui si andranno ad infilare con il joypad. E nel fumetto Panini c’è anche un codice da poter usare in non so quale modo: la mia ignoranza videoludica è sterminata quindi non so dire altro sull’argomento.

Siamo nella Francia del 1944 e il sergente Kingsley ci spiega che un soldato inglese vale quattro nazisti: spero di cuore sia una storia che gioca con gli stereotipi, invece di caderci con tutte le scarpe.

Comunque il piano patriottico di Kingsley è interrotto dall’entrata in scena dell’agente Carver Butcher, uno che prende sul serio il detto romano “bussare coi piedi”.

Qualcuno informi Butcher che hanno inventato le maniglie

L’agente delle missioni speciali è venuto a portar via alcuni superstiti, ma Kingsley non vuole andarsene senza provare a liberare quelli fra i suoi uomini finiti prigionieri dei nazisti. Va be’, l’agente Butcher gira i tacchi e se ne va. Boh, come approfondimento di Arthur Kingsley, personaggio del gioco, mi pare un po’ pochino.

Passiamo poi a Wilczek, nell’URSS del 1944, dove la tenente Polina Petrova fa la cecchina. Ecco, ora sì che si ragiona!

Per me il fumetto ha già vinto a tavolino!

Per un attimo spero che la storia sia tutto un “duello di cecchini”, invece dopo qualche vignetta tutto è risolto: il cecchino avversario altri non era che il nostro amico Butcher, che prova a convincere Polina a entrare nella “banda” che sta formando, che non lavora per i Blues Brothers bensì per la SOE, che si occupa di sabotaggi nei territori nazisti.

«Sei il miglior cecchino di questa guerra, ma non è per questo che ti voglio nella SOE. Quello che ti rende speciale non si può insegnare: è nato dentro di te a Stalingrado. E quella forza… quella ineluttabilità… non si placherà sparando solo a semplici soldati.»

La donna non è molto convinta, vorrebbe continuare la sua carriera di eccezionale cecchina sovietica tanto da essere diventata una bandiera per la propria patria. Ma si sa che nessun sovietico resiste alle lusinghe di un occidentale…

Un po’ a forza, ma Polina accetta

Dalla Wiki di questo universo narrativo scopro che il personaggio di Polina è ispirato alla mitica Lyudmila M. Pavlichenko, la fenomenale tiratrice scelta che con le sue 309 uccisioni riconosciute è ufficialmente la miglior cecchina della storia nota.

Il problema è che non c’entra niente con Stalingrado, battaglia più volte citata nel fumetto e parte fondante del personaggio videoludico: la Pavlichenko (che era ucraina) ha partecipato alla battaglia di Sebastopoli, come raccontato nell’ottimo film russo basato sulle memorie Resistance (2015, in Italia per Blue Swan), titolo che probabilmente ha spinto finalmente una casa editrice italiana (Odoya) a portare in Italia le memorie della cecchina. Forse gli autori hanno voluto usare una città molto più famosa agli anglofoni come Stalingrado.

Le imprese della Pavlichenko

Al di là di tutto, la cecchina Polina mi ha conquistato – era davvero facile, essendo orfano della Sara (2018) di Garth Ennis – e sebbene questo albo sia la semplice “chiamata degli eroi”, la formazione del gruppo che dovrà fare non so quale missione, diciamo che inizia bene ma tocca vedere come sviluppa. Sperando ci sia un po’ di spazio alle guerre di cecchini.

L.

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