Zagor torna in galera (2015)

Cover di Gallieno Ferri
Cover di Gallieno Ferri

Il 2015 della testata “Zagor” (Sergio Bonelli Editore) si aperto con una storia in due parti che si riallaccia al ricco filone “carcerario”: essendo io un estimatore del genere, non mi sono fatto sfuggire i numeri 594 e 595 della testata, usciti a gennaio e febbraio di quest’anno.
Soggetto e sceneggiatura sono affidati a Samuel Marolla, mentre i disegni sono di Paolo Bisi.

“Hellgate” non è un penitenziario come gli altri… come dice il suo nome, è la “Porta dell’inferno”… “La tomba dei vivi”.

Così nel febbraio del 1967, su Zagor n. 20, veniva presentato il carcere la prima volta che il nostro eroe ci finiva, ingiustamente accusato d’omicidio. Ci rimase solo pochissimi giorni prima di venir scagionato, ma gli bastarono per conoscere un mondo spietato e crudele: non sapeva che più di cinquant’anni dopo ci sarebbe rientrato.

Hellgate disegnata da Gallieno Ferri nel 1967
Hellgate disegnata da Gallieno Ferri nel 1967

June, figlia del generale Dillon, si presenta al direttore della prigione di massima sicurezza Hellgate con un compito ben preciso: sincerarsi delle condizioni di vita dei prigionieri e stilare un rapporto per il Ministro della Giustizia. «Mia madre mi ha partorito in un fortino assediato dagli Uroni e siamo sopravvissute entrambe. Non sarà certo il direttore di un penitenziario a intimorirmi!»
Malgrado le proteste del direttore Hassel, June è pronta a battersi perché i prigionieri vengano trattati in maniera più umana: non sa che mentre sta parlando, intanto in cortile alcuni prigionieri stanno dando il via al loro piano: con pochi colpi di mano, e un bel po’ di sangue versato, i prigionieri si impossessano di Hellgate.
Dopo venti giorni di assedio, disperando per la vita della propria figlia il generale Dillon chiama l’unico uomo che sembra in grado di aiutarlo: Zagor.

Hellgate disegnata da Paolo Bisi nel 2015
Hellgate disegnata da Paolo Bisi nel 2015

Il capo dei ribelli, il crudele Ted Nelly detto Legion, ha fatto sapere cosa vuole per togliere l’assedio: cavalli freschi e una via d’uscita per andarsene. Solo così gli ostaggi avranno speranza di salvarsi dal pugnale del suo fido Arkady, un siberiano dell’etnia urka, e del prigioniero noto come Il Boia, dal volto sempre coperto perché orribilmente sfigurato.
Washington ovviamente non ha alcuna intenzione di accettare l’ultimatum e ha già informato il generale Dillon degli ordini da eseguire: prendere a cannonate Hellgate… anche se questo vorrà dire uccidere gli ostaggi, compresa June Dillon.

Zagor tra i carcerati
Zagor tra i carcerati

L’unica altra alternativa a questo massacro… è che Zagor entri ad Hellgate e cerchi di risolvere in qualche modo la situazione.
Inizia una bella “storia da galera” da leggersi tutta d’un fiato, gustando principalmente i tentativi dello sceneggiatore Marolla di seguire i dettami Bonelli senza scadere nel ridicolo! Legion infatti è il classico antagonista super-cattivo e super-crudele, e combatterlo con la moralità e gli alti valori bonelliani sembra un po’ incredibile: non puoi scendere nel fango senza sporcarsi le mani.
Zagor però non può tradire i suoi lettori e così fa il buono ad oltranza e riesce a dare schicchere ai cattivi invece di ucciderli, come sarebbe più plausibile in una storia del genere.
Non mancano gli imbarazzanti siparietti del ridicolo Cico, del tutto fuori luogo: dopo aver appreso che i galeotti hanno scuoiato vivi dei prigionieri e dopo che Zagor e i suoi hanno visto l’orrendo scempio… si vede Cico che mancia il suo solito cosciotto di pollo e tutti ridono. Ecco il modo migliore di spezzare il climax

Al di là del mio giudizio personale – non mi piace lo stile Bonelli ma è comunque una buona storia – trovo intrigante far incontrare a Zagor dei vecchi nemici rinchiusi nel carcere di Hellgate. Per esempio c’è Clark, uno dei complici di Olaf Botegosky incontrato in Zagor nn. 236-237; Hubbard, il complice di Schneider e Valdez, n. 537; Black Jordan, nn. 19-20; e infine c’è… be’, la vera identità del Boia ve la lascio scoprire da soli.

L.

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