Dylan Dog 433 (2022) Cavalcando il fulmine

Cover di Gianluca e Raul Cestaro

Non può andare sempre bene con l’indagatore dell’incubo, così dopo alcune storie che mi hanno particolarmente colpito ne arriva una, questo ottobre 2022, che ho trovato decisamente (e paradossalmente, dato l’argomento) poco “scintillante”.

Alla scrittura del n. 433, Cavalcando il fulmine, c’è Diego Cajelli, autore che non mi è capitato di leggere negli ultimi anni, anche perché spesso impegnato con “Dampyr” e quindi lontano dai miei radar: in effetti ha la propensione all’esagerata enciclopedizzazione narrativa che tanto piace al personaggio boselliano.

Ai disegni invece una nostra vecchia conoscenza, Corrado Roi, che ho conosciuto proprio sulle pagine di “Dylan Dog“, più di trent’anni fa, e che ho impiegato parecchio tempo ad apprezzare nello stile grafico.

Ci ho messo anni per fare pace con il Dylan di Roi

Il nostro indagatore dell’incubo viene assunto da una donna che ha in casa uno strano fantasma, un pellerossa che ripete il nome “Steven” e che appare solo quando accende la luce elettrica. Mentre i due cercano di raccapezzarsi sullo strano fenomeno, scoprono che lì vicino un tipo eccentrico sta per inaugurare un Museo del Crimine, uno di quei posti raccapriccianti che espongono veri cimeli appartenuti ad assassini spietati. Che ci sia un legame fra le due cose?

Il direttore del museo (se proprio vogliamo chiamarlo così) è riuscito a noleggiare la vera sedia elettrica usata a Sing Sing fino al 1963: centinaia di criminali (o supposti tali) hanno trovato la morte grazie ad essa, chissà se la potenza delle loro anime dannate ha lasciato tracce sull’oggetto…

Chi non vorrebbe in casa una sedia elettrica posseduta?

Tolte le lunghe parti enciclopediche à la “Boselli-pedia”, la storia è simpatica e piacevole ma lascia l’impressione di aver “fruttato” poco: dopo le così corpose e roboanti premesse era lecito aspettarsi qualcosa di più, dal “piano” della sedia elettrica, tanto che alla fine sono rimasto un po’ perplesso dalla storia, che mi è sembrata più interessata agli spiegoni che alla narrazione.

Va be’, non tutti i Dylan possono essere “scintillanti”, anche se questo era quello che avrebbe dovuto esserlo più di tutti, quindi rimango fiducioso per i mesi a venire.

L.

– Ultime letture dylandoghiane:

7 commenti

      • Se penso a quante scintillanti meraviglie sarebbero dovute arrivare dopo il ciclo della Meteora (per chi ancora se lo ricorda, visto come poi nella sostanza non sia cambiato un cazzo), storie come questa sono tutto grasso (non dico oro, quello se n’è andato via da DYD molto tempo fa) che cola…

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  1. Per quanto mi riguarda, solo Roi potrebbe spingermi a comprare un Dylan Dog, oggi (le eccezioni si potrebbero contare sulle dita della mano di un operaio che ha avuto un brutto incidente, perdendone almeno tre).
    Diavolo, ho preso pure quello sceneggiato da Dario Argento! Migliore dei suoi ultimi film almeno dal Cartaio in poi, o dalla Sindrome di Stendhal, non ricordo che sozzeria sia uscita prima, ma comunque non uno storione indimenticabile.
    Comunque, a questo giro ho avuto troppe spese, perciò passo la mano. :p

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    • Io ci ho messo anni per digerire lo stile di Roi, l’ho conosciuto insieme a Claudio Villa e il mio cuore era rapito dallo stile di quest’ultimo: quei chiaro-scuri, vedo-non-vedo proprio non li digerivo e quando appariva lui era un mese triste, perché mi rovinava la storia. Poi col tempo ho imparato ad apprezzarlo, ma ce n’è voluto 😛

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